Istruttore sezionale di speleologia
In passato erano definiti aiuto-istruttori, aiuto-accompagnatori eccetera, figure, che si stentava ad ufficializzare o si faceva finta che non esistessero, in realtà su queste figure si appoggia la maggior parte dell’attività di insegnamento e di accompagnamento del Club Alpino Italiano; il regolamento approvato dal Consiglio centrale ha come asse portante il miglioramento continuo e costante della qualità del servizio offerto da istruttori, accompagnatori e operatori, e pertanto non ci si poteva dimenticare di questa figura fondamentale; definirne il profilo e il contenuto è stato un risultato conseguito da UniCai che ha fissato i requisiti minimi e l’iter formativo richiesti per ricoprire questa funzione in forma assolutamente trasversale, demandando ai singoli OTCO l’individuazione dei contenuti di specialità; non più promozioni sul “campo di battaglia” ma riconoscimento attraverso un percorso metodico e qualificante curato dagli OTPO, che potranno delegarne l’attuazione alle scuole da loro dipendenti, ove esistenti. Al completamento del percorso e su richiesta formale degli OTPO, i presidenti di sezione potranno ufficializzare la nomina dei nuovi sezionali, il cui nominativo sarà inserito negli appositi albi da costituire a livello regionale.
Questo il quadro di riferimento generale:
I° corso di verifica per ISS
Possono partecipare al corso coloro che abbiano un’attività speleologica di
almeno due anni, che abbiano frequentato un corso di perfezionamento tecnico
Nazionale, non oltre i cinque anni antecedenti alla data del corso o abbiano
partecipato come AIS al almeno 2 corsi di introduzione.
21/22/23 Ottobre 2011
Documenti richiesti:
Sede del corso presso il rifugio forestale Pian dei Corsi - Rialto - SV
Ci ritroviamo il sabato mattina a Levigliani sotto ad una pioggia torrenziale un po restii ad affrontare una camminata sotto l'acqua che si preannuncia essere solo l'inizio di una giornata all'insegna dell'umidità... Sotto i nostri piedi, da qualche parte nel buio, c aspettano i 60km di gallerie del complesso carsico del monte Corchia. La voglia di illuminarne almeno qualche metro ci fa rompere gli indugi.
Leggi tutto: SpeloSciAlpinistiUna sferzata di pioggia colpì violentemente il vetro della finestra facendo sbattere con forza il battente, nella piccola stanza calò per un attimo il silenzio rotto dal crepitare del fuoco nel camino - E' ora di agire! Il buio è stanco di aspettare - disse Knel alzandosi porgendo in alto il bicchiere malfermo sulle gambe, mostrando il rilievo in pianta dell'Aihcrok. - Troppo tempo è passato da quando gli ultimi umani e non, esplorarono queste zone - Indicando un punto sulla pianta, - Voi che ci siete stati la settimana scorsa - indicando Mehèr e Onnik - Vi sarete fatti un'idea?
Mehèr, l'umano dalle orecchie da elfo, ingollò un sorso di birra pulendosi con il dorso della mano - bhe! Per fare un breve resoconto, dal pozzo del gran Sabba si risale un meandro fossile dove si giunge al vecchio campo base usato nelle vecchie esplorazioni risalendo per una sala di crollo si arriva, in un'altra saletta da cui parte una condotta fossile che finisce su un ramo regolarmente bagnato per la presenza di un corso d'acqua, che a seconda delle precipitazioni è più o meno attivo, continuando per la via principale, costituito da un meandro più o meno articolato, si arriva nella galleria principale di notevoli dimensioni, questa - Indicando con una matita un punto sulla pianta distesa sul tavolo, - E' presente una notevole circolazione d'aria e nei punti di restringimento diventa molto forte, al termine di questo ramo si attraversa un pozzo sulla sinistra valutato 70/90 m ed infine si arriva su una finestra dove è presente una corda che risale, che non mi sono fidato ad usare, anche qui l'aria è forte è plausibile ipotizzare che segua lo stesso andamento dell'ingresso.
Mehèr, svuotando la bottiglia di birra - questo è tutto per il momento, ma riteniamo, io e Onnik, che sia interessante scoprire da dove viene tutta quell'aria.
Il temporale per il momento si era placato, a tratti il chiarore della luna rendeva visibile il profilo delle vette che si stagliavano come ombre nella notte scura, Knel, attizzando le braci con un bastone, lo sguardo perso nel nulla, - Lo spirito è alto, le membra sono forti e una lucida follia alberga in coloro che non ancora accecati, guardano l'oscuro abisso cercando risposte, ma il buio acceca più della luce intensa.
I presenti si scambiarono interrogative occhiate, pensando che era giunto il momento di portare a dormire Knel.
Il giorno di Adzir, sul passo di Fombli alla base del massiccio di Aihcrok, Mehèr e Onnik si ritrovarono per continuare da dove avevano interrotto, erano presenti anche alcuni gnomi provenienti dall'altopiano del Kikwit , di poche parole, ma grande spirito di collaborazione, prepararono le attrezzature, caschi, imbraghi ed infine i sacchi con il materiale di progressione, corde, staffe, moschettoni, trapano, batterie e punte, erano pronti per inoltrarsi nelle viscere della terra, l'ingresso era a pochi minuti di cammino in una piccola gola libera da alberi che guardava a nord del massiccio. Dall'ingresso un vento furibondo spazzava l'erba violentemente, il gruppo fece una breve sosta, il tempo di scambiarsi alcune impressioni e sorridere alle battute di Onnik.
L'ingresso dell'abisso Farofi era decisamente un ingresso non proprio agevole, anzi, piuttosto scomodo e pareva a dir poco instabile, ma con cautela ognuno attraversò la condotta che finiva in un ambiente più grande, la vera grotta, una breve arrampicata e arrivarono ad un primo bivio che conduceva ai rami dei Lupi e -350, proseguirono oltre superando due laminatoi, qualche altro saliscendi per arrivare al bypass della strettoia del Cobra. Un pozzo da risalire, e finalmente ai rami di Atlantide, maestosa frattura nel marmo bianco, in un'ora di cammino giunsero al campo base Akirè, risalirono il pozzo Vermis Misteris, per arrivare alla base del grande pozzo Del Gran Sabba, per poi continuare risalendo la frana che conduceva alle gallerie del Mare Mani.
Un'altra ora e giunsero alla fine delle gallerie dove poterono organizzare il materiale che sarebbe servito poco dopo. - Quella è la finestra che si affaccia su un pozzo che si deve attraversare per poi cominciare la risalita – disse Mehèr. Uno degli gnomi, di nome Ghnuth, la cui pronuncia simile ad un colpo di tosse, si avvicinò agli spezzoni di corda che fungevano da partenza del pozzo, con un grugnito, grattandosi la barba – Accidenti, l'aria è molto forte, e voi pensate che non ci sia andato nessuno? - Onnik poco dietro – Forse si, ma non abbiamo documentazione, le corde sono molto vecchie, e comunque possiamo dare sempre un'occhiata, ti pare? - dando una pacca sulla spalla a Ghuth.
Mehèr armato di trapano e corda prese a preparare gli ancoraggi di partenza del pozzo, in breve sparì alla vista calandosi utilizzando la corda abbandonata in passato per spostarsi sull'altro lato del pozzo.
-Liberaaaaa! - gridò Mehèr – Onnik ! porta le staffe, moschettoni e un po' di fix.
In breve Onnik, raggiunse il compagno, preparandosi per la risalita dell'ultimo tratto prima di uscire dal pozzo – Non mi avevi detto che era bagnato, guarda quanta acqua , porc.! - Mehèr in un sorriso - Dai, la parte più bella l'ho lasciata per te -
- Grazie, sei il solito finocchio.
Fix dopo fix, Onnik fu' fuori dal pozzo, preparando la sosta per far salire i compagni, in alto la condotta continuava appoggiata, ma sicuramente la via proseguiva in verticale nel bagnato.
- Liberaaa!
Più tardi si ritrovarono, Mehèr, Ghuth, e Onnik, per decidere la successiva linea d'azione, Ghuth si propose per la via più semplice, quella appoggiata, con Mehèr che faceva sicura, Ghuth in breve giunse nel punto più alto – Di qua non si va' da nessuna parte, mi trovo sotto ad un cono di frana, forse è possibile passare lateralmente in una via che torna verso di voi, traversando il pozzo in alto – detto questo lo gnomo sparì alla vista, pochi minuti dopo apparve la faccia barbuta sulla verticale di Meher e Onnik.
Un'ora dopo erano alla base di un'altra verticale, l'ambiente era più grande Mehèr con un largo sorriso - E' probabile che gli ultimi esploratori siano giunti fino a questo punto, diamoci da fare! - il tempo di preparare il materiale per poi riprendere la risalita, vennero risaliti altri 40 metri al cui termine ripartiva un'altra verticale, che era inpossibile valutarne l'altezza per lo stillicidio incessante e continuo come pioggia, tale da far desistere.
- Basta per oggi, sono bagnato fino al midollo – disse Onnik preparando il sacco, Mehèr e Ghuth lo seguirono a ruota, in breve si riunirono con il resto del gruppo e ripresero la via del ritorno, in 3 ore erano fuori dalla grotta, discutendo sulle varie possibilità di prosecuzione, ipotesi di collegamenti con altre zone già conosciute oppure un nuovo ingresso.
La settimana successiva vennero ingaggiati gli uomini rana provenienti dalle paludi di Kannak che riuscirono a risalire altri 40 metri del pozzo sotto uno stillicidio incessante e copioso, giungendo in su una cengia fuori dall'acqua, ma la verticale non era terminata..............
Continued..........
Quando si dice “tempi speleologici” : 20 anni fa'....forse no!!... 10 anni fa'..., ma che dico... poco meno di un anno fa' i “ragazzi” della nostra sezione CAI saltarono fuori dicendo: “ perché Voi speleo non proponete una gita alla quale possiamo partecipare anche noi e condividere la differenza generazionale?”
A quel punto salta su il Kunze e dice: “Andiamo a Frasassi.... possiamo organizzare due gruppi uno che visita la grotta turistica, e l'altro quella speleologica”. Detto fatto un anno dopo partiamo da la Spezia con Toyota Optimo, piccolo ma efficace mini pullman, che sembra uscito da uno dei cartoon della Disney, anche l'autista sembra Pippo.....e forse si chiama proprio Pippo.
Ecco, sono qua, tra tagli di una cava abbandonata in vetta al monte corchia e alla nebbia che corre bassa e veloce, per una nuova avventura ipogea. Siamo tutti lì in 19 e ben assortiti a condividere questo momento e quasi mi sembra che il tempo si stia fermando per entrare in uno spazio-temporale del tutto diverso.
Leggi tutto: Traversata Becco - SerpenteSabato 4 settembre la sezione Cai della Spezia, invitati dal punto vendita Decathlon in S.Stefano Magra, ha presenziato alla giornata dedicata ai club sportivi, presentando le attività della sezione Cai e delle scuole di arrampicata, escursionismo, speleologia e alpinismo giovanile. Come sempre, madrina dell'evento è stata Pamela VonTopen sempre affascinante nel suo look inconfondibile.
Introduzione:
Libertà di ululare alla luna
Di urlare di gioia per il sole
Di addormentarsi alla luce delle stelle
Di farsi un fuoco ed arrostirsi il cibo.
Libertà di cantare vecchie ballate
Di cambiare giocattoli
Di parlarsi in modi nuovi
Con altri nomi, con nuove storie.
Libertà di impazzirne
Senza paura
Senza problemi.
(Andrea Gobetti- Una frontiera da immaginare)
Lo speleologo si addentra nei meandri della terra alla ricerca dell’ignoto, del buio e del silenzio assoluti, sfida la Natura e allo stesso tempo cerca un rapporto d’intimità teso alla profonda conoscenza di ciò che essa nasconde. Lo speleologo cerca l’adrenalina che può trovare solo quando è appeso ad una corda, nel vuoto, dove tutto ciò che vede sono le luci dei suoi compagni, cinquanta metri sotto di lui, come lucciole in una notte senza stelle.
La paura e l’ebbrezza, la vertigine e l’euforia convivono nella speleologia rendendola una disciplina affascinante e incomparabile con qualsiasi altra.
La tesi si propone dunque di esplorare idealmente lo scenario ipogeo, mediante un percorso unificante le varie discipline scientifiche, storiche, letterarie con l’obiettivo di portare alla luce ciò che il nostro pianeta cela tanto misteriosamente dentro di lui.
Leggi tutto: SPELEOLOGIA:tra scienza,esplorazione e immaginario
L'ATTIVITÀ SPELEOLOGICA E GLI ADATTAMENTI TURISTICI INDIVIDUALI DELLE GROTTE
Giovanni BADINO
Dipartimento di Fisica Generale, Università di Torino. Italia
Associazione La Venta
Qualche anno fa per molti era normale, in montagna, lasciare il sacchetto dei rifiuti.
Era normale che le spedizioni su alte montagne vi abbandonassero tutto il materiale.
Era normale percepire come fatto sempre positivo la colonizzazione umana di zone
selvagge ( campi coltivati e bambini che giocano ), e persino sterminare le
popolazioni che le occupavano inutilmente .
Era normale ipotizzare di usare l Antartide come deposito mondiale delle scorie
radioattive.
Era normale concedere alla ricerca qualunque operazione sull ambiente.
Era normale lasciare rifiuti in grotta.
Era normale adattare selvaggiamente le grotte non solo alle esigenze di
percorribilità umana, ma anche alle idee preconcette di come dovevano essere le
grotte.
Ora, almeno nei paesi più ricchi, non è più normale.Le zone selvagge sono risorse,
e vanno preservate dall impatto umano. Fra esse sono da porre le grotte.
Per un ridisegno sostenibile degli spazi aperti.
In qualità di membro del Gruppo Speleologico Lunense, sabato 27 febbraio ho partecipato ad un Convegno, organizzato dalla II Circoscrizione e dall’Assessorato alla Sostenibilità Ambientale del Comune della Spezia, sulle aree carsiche presenti nel territorio provinciale, e avente l'obiettivo di individuare progetti e strategie che ne consentano la valorizzazione, anche da un punto di vista turistico.Le motivazioni che hanno spinto gli amministratori a confrontarsi con tecnici ed esperti di carsismo, sono riconducibili ai gravi fenomeni di dissesto idrogeologico che si sono di recente verificati sul suolo italiano, massimamente nel Sud dell'Italia, e, in forma non trascurabile, anche nello spezzino.
Leggi tutto: Le mie idee sul territorioARAGONITE
La calcite CaCO3 è il costituente primario che contraddistingue la composizione mineralogica dei calcari con proprietà fisiche di durezza 3, la resistenza alla scalfittura, e peso specifico 2,71 g/cm3 ovvero il rapporto tra massa e volume. Quando l'acqua carsica non è più in equilibrio chimico e diviene sovrasatura in carbonato di calcio (CaCO3 ) , basta una piccola variazione nelle condizioni chimico fisico per provocare la precipitazione dello stesso , quindi al suo accumulo e cristallizzazione più o meno ordinata della calcite o della sua modificazione polimorfa, l'aragonite, con proprietà di durezza 3,5 – 4 e peso specifico 2,94 g/cm3.
Leggi tutto: AragoniteStrane genti, queste che hanno nell'animo un' abisso nero come la pece, ma il desiderio di scoperta è forte che discenderlo è pura poesia.
Come un'idea che sconvolge le menti più deboli, come seguire le vene del legno nel ripetere gli stessi percorsi, ormai logori e consunti, verso il fondo, ma noi no! perchè, è certo che il vero fondo si trova a 300 metri più in basso, o forse no, ma è bello crederci, e allora cerchiamo, esploriamo ogni singolo anfratto annusando l'aria, da qualche parte è li, nascosto.
ARVA COME STRUMENTO DI RICERCA
Nel 2006, superando una frana, ed esplorando nuovi rami di una cavità della provincia della Spezia conosciuta con il nome di Cassana, grotta a sviluppo prevalentemente sub orizzontale, fu intuito che alcuni rami “alti” potevano risultare particolarmente vicini alla superficie, la prospettiva a dir poco alettante era di avere un nuovo ingresso evitando, così, i primi 300 metri di grotta angusti e “devastanti”. Ma dopo aver individuato l'area esterna di indagine era necessaria, oltre confermare i calcoli, una precisione di posizionamento. L'uso degli arva poteva rappresentare la soluzione migliore, sia operativi che economici.
In sostanza l'arva è un rice – trasmettitore che in fase i trasmissione emette un'onda elettromagnetica ad una frequenza di 457 KHZ attraverso un'antenna di tipo dipolo, la quale, ha la caratteristica importante di essere unidirezionale. Per comprendere il principio di funzionamento e di come sia stato utilizzato in fase di campagna, è doveroso aprire una parentesi partendo dall'onda elettromagnetica e come viene propagata.
Un'onda elettromagnetica è costituita da un campo elettrico e un campo magnetico perpendicolari tra loro, con una determinata intensità ed oscillano ad una frequenza ben precisa ( nel nostro caso 457 KHZ ) propagandosi nel vuoto alla velocità della luce (fig.1)
Fig.1 - H: vettore rappresentativo del campo magnetico, E: vettore rappresentativo del campo elettrico.
Nel vuoto o nell'atmosfera le onde elettromagnetiche si propagano in linea retta, ma quando incontrano un'ostacolo le onde subiscono una riflessione o rifrazione a seconda delle caratteristiche della superficie colpita. Questo fenomeno è importante per comprendere in parte il fenomeno per cui un'onda elettromagnetica ad una determinata frequenza si propaghi anche nel sottosuolo: la spiegazione può risiedere nel fatto che il sottosuolo non è un elemento omogeneo o compatto ma presenta vacui e fratture più o meno estese che rappresentano vie preferenziali per la propagazione dell'onda elettromagnetica.
Questo è anche il principio di funzionamento del georadar noto con la sigla GPR (Ground Penetrating Radar) o SPR (Surface Penetrating Radar), è un particolare radar che sfrutta i fenomeni fisici, quali la riflessione, la rifrazione e la diffrazione che può subire un’onda elettromagnetica, quando incontra delle discontinuità all’interno del mezzo indagato. Una caratteristica interessante del georadar è la frequenza di lavoro compresa tra 100 MHZ e 2GHZ .
L'onda elettromagnetica viene propagata attraverso l'antenna, nell'arva costituita da un semplice dipolo, il suo orientamento determina l'orientamento stesso del campo elettromagnetico (c.e.m.) trasmesso (Fig2).
Fig. 2 – Propagazione delle onde elettromagnetiche in un'antenna a dipolo.
Si deduce l'importanza di sapere come sia posizionata l'antenna all'interno dello strumento per posizionarlo successivamente per il rilevamento, infatti si riceve il massimo segnale quando l'orientamento dell'antenna ricevente è identico a quello dell'antenna trasmittente, più precisamente quando il c.e.m. trasmesso sarà parallelo all'antenna ricevente. (Fig3).
Fig.3 – A)massima ricezione. B) massima perdita.
Mentre abbiamo la massima perdita quando il c.e.m. sarà perpendicolare all'antenna ricevente.
Nella ricerca di vittime seppellite da valanghe viene utilizzata una procedura per l'individuazione del segnale trasmittente che consiste nel seguire la radiazione elettromagnetica fino alla fonte trasmittente secondo lo schema riportato (fig4).
Nel momento che viene ricevuto il segnale si procede nella direzione in cui il volume del segnale risulta stabile, successivamente viene ridotto il volume del ricevitore in modo da rendere più sensibile la ricerca e localizzare il punto di trasmissione.
Negli arva digitali di ultima generazione sono presenti due o tre antenne riceventi che permettono di determinare sia la direzione che la distanza.
Utilizzando l'arva per posizionare una cavità in corrispondenza della superficie , oltre a verificare quanto esposto, è stata analizzata, in fase di campagna, la propagazione del segnale arva in un elemento non omogeneo alla profondità di 15 metri,utilizzando per la trasmissione un arva analogico mentre in ricezione sono stati utilizzati uno analogico ed uno digitale, in seguito sono state elaborate alcune importanti osservazioni :
il segnale viene irradiato anche nel sottosuolo secondo lo schema descritto precedentemente e quindi anche il metodo di posizionamento e ricerca, importante è la conoscenza della posizione dell'elemento trasmittente e più precisamente l'antenna rispetto al suolo/superficie, a tal scopo e necessaria una comunicazione diretta tra le squadre, le ricetrasmittenti UHF ( banda soccorso, 118, nautica, ect ) assolvono egregiamente tale compito, mentre risultano meno efficaci i CB portatili ( radioamatori – 27Mhz). Nelle figure (Fig.5, Fig.6) viene riportato lo schema di propagazione.
Fig.5 antenna trasmittente perpendicolare al suolo.
In figura 5) il ricevitore si trova con l'antenna parallela B) alla radiazione elettromagnetica ottenendo il massimo guadagno, ne risulta una percentuale molto alta di posizionamento, mentre abbiamo la massima perdita nella condizione A).
Fig.6 antenna trasmittente parallela al suolo.
Mentre in figura 6) il ricevitore A) si trova in condizione di massimo guadagno ma seguendo il campo elettromagnetico ci porta fuori dalla posizione, ovviamente nel caso di B) abbiamo la massima perdita. In entrambe i casi sono stati prima utilizzati, in fase di ricezione un arva analogico e successivamente uno digitale riscontrando, nel secondo, una facilità di lettura in quanto provvisto di due antenne riceventi che permette una valutazione immediata sia della direzione che della distanza.
Un altro caso interessante, come lo possiamo definire, è lo sdoppiamento del segnale trasmittente, che può portare ad una errata valutazione Fig.7, Fig.8.In questo caso la discontinuità provoca un'alterazione del segnale trasmesso ed una conseguente errata lettura, in fig.7 il ricevitore, posizionato correttamente può ricevere due segnali molto forti a distanza di parecchi metri tra loro, in questo caso è possibile delimitare l'area indagata come in fig.8.
Conclusioni.
Lo studio condotto ha portato a livello pratico un contributo alla ricerca e allo scavo del nuovo ingresso della Risorgenza di Cassana e successivamente il nuovo ingresso del complesso Corchia nel Ramo dei Romani, ma di fatto ne rimane solamente uno strumento non lo strumento con il quale, in alcune condizioni, permette di ottenere ottimi risultati d'indagine.
Il Gruppo Speleologico Lunense è scuola di speleologia CAI. I corsi organizzati hanno lo scopo di fornire un'ampia visione delle discipline collegate alla speleologia ed una sufficiente base tecnica per garantire una sicura ed efficiente progressione in grotta. Gli argomenti trattati, scientifico-culturali, sono finalizzati per dare una visione dell'ambiente ipogeo e delle aree carsiche nonché della vulnerabilità ambientale. Il corso di speleologia viene organizzato nei mesi Settembre/Dicembre, strutturato in cinque/sei lezioni pratiche, molto specialistiche, in cui vengono curati gli aspetti di progressione in grotte verticali con mezzi artificiali di discesa e risalita, l'apprendimento è graduale, si inizia con la palestra di roccia e solo dopo questa prima parte di esercitazione si procede con le escursioni in cavità.
Leggi tutto: Corsi
IL GOLFO DELLA SPEZIA
La città della Spezia sorge al centro di un ampio golfo racchiuso tra due catene denominate Catena Occidentale e Orientale tra loro parallele. Alle sue spalle è protetta da un arco che la separa dalla Val di Vara.
Il territorio spezzino fa parte dell’Appennino Settentrionale, originatosi in seguito a fenomeni tettonici e geodinamici importanti, che ne hanno fatto una delle zone italiane più complicate da interpretare geologicamente e strutturalmente.A partire da 225 MA fa anche il territorio spezzino come quello toscano cui appartengono le Alpi Apuane, fu interessato dalle dinamiche mesozoiche e ciò è dimostrato dalla presenza delle numerose specie fossili ritrovate e dalle rocce che ne costituiscono l’ossatura che hanno prevalentemente origine sedimentaria marina.