Golfo della Spezia
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- Pubblicato: Mercoledì, 25 Novembre 2009 21:02
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- 25 Nov
IL GOLFO DELLA SPEZIA
La città della Spezia sorge al centro di un ampio golfo racchiuso tra due catene denominate Catena Occidentale e Orientale tra loro parallele. Alle sue spalle è protetta da un arco che la separa dalla Val di Vara.
Il territorio spezzino fa parte dell’Appennino Settentrionale, originatosi in seguito a fenomeni tettonici e geodinamici importanti, che ne hanno fatto una delle zone italiane più complicate da interpretare geologicamente e strutturalmente.A partire da 225 MA fa anche il territorio spezzino come quello toscano cui appartengono le Alpi Apuane, fu interessato dalle dinamiche mesozoiche e ciò è dimostrato dalla presenza delle numerose specie fossili ritrovate e dalle rocce che ne costituiscono l’ossatura che hanno prevalentemente origine sedimentaria marina.
A quel preciso periodo corrisponde infatti la fratturazione di Pangea (il continente unico che raggruppava i continenti attuali), e ciò comportò la formazione di depressioni tettoniche colmate da sedimenti fluviali e continentali ed emissioni laviche lungo le linee di frattura .
Una tangibile testimonianza di questi fenomeni è rappresentata dalla Formazione di Punta Bianca del Trias medio (210 M.A.), nel Promontorio orientale del Golfo della Spezia. Qui si possono osservare depositi di origine continentale che passano a depositi di origine marina (sinonimo di sprofondamento della costa), a contatto delle masse basaltiche che rappresentano una linea sottomarina di fratturazione della crosta.
Il golfo spezzino si trovò in una posizione di confine tra due bacini limitrofi: quello Ligure-Piemontese ad occidente ed il bacino Umbro-toscano ad oriente, ai quali sono riconducibili rispettivamente la Serie Ligure e la Serie Toscana.
Osservando le litologie presenti nel territorio, si può constatare che nell’area del Golfo affiora la Successione Toscana, qui rappresentata dalla Successione stratigrafica di La Spezia e dall’Unità di Punta Bianca sopra descritta, mentre nell’entroterra e lungo la fascia costiera occidentale compaiono le litologie appartenenti alla Serie Ligure.
La deposizione delle litologie appartenenti alla Serie di La Spezia ben rappresentata nel Promontorio Occidentale di Portovenere, ebbe inizio alla fine del Trias con la sedimentazione delle dolomie, poi proseguì con i Calcari a Rhaetavicula contorta (calcari marnosi), il Tarso (brecce dolomitizzate tipiche della zona) ed il Portoro (calcare micritico). Seguirono nel Giurassico il Rosso Ammonitico, i calcari selciferi e le Marne a Posidonia. Al di sopra si deposero i Diaspri delle serie toscane ricchi di radiolariti (microfossili dal guscio siliceo), e la Maiolica (calcari micritici chiari), appartenenti ad ambiente pelagico relativamente tranquillo.
SERIE LIGURE :
PERIODO |
LITOLOGIA |
CRETACICO |
Scisti Val Lavagna |
Argille a Palombini |
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Calcare a Calpionelle |
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GIURASSICO |
Diaspri |
Ofioliti |
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Ben visibile nella costa a partire da Monterosso andando verso Levanto
Dall’inizio del Cretaceo (136 M.A. fa) cominciarono a depositarsi gli Scisti Policromi (argilliti marnose), depositi terrigeni provenienti dall’erosione delle catene alpine e appenniniche in via di formazione. Era cominciata infatti, la chiusura della Tetide, che perdurò per tutto il Cenozoico inferiore. Il continente africano cominciò a migrare verso quello europeo e quindi i fondali oceanici, con i loro depositi vulcanici e le successioni sedimentarie furono compressi e corrugati a formare le Alpi e gli Appennini.
La Serie Ligure (Bacino Umbro-Toscano) del Giurassico è rappresentata dagli affioramenti di Ofioliti (rocce magmatiche che testimoniano eruzioni sottomarine causate dall’apertura di un fondale di oceano), molto estesi nelle zone tra Bonassola e Levanto. Su questi si trovano i Diaspri (rocce di ambiente marino profondo costituite da radiolariti).
Il Cretaceo è testimoniato dal Calcare a Calpionelle (microfossili), dalle Argille a Palombini (nome dovuto al colore grigio delle intercalazioni calcaree che ricordano il colore dei colombi), coeve rispettivamente della Maiolica e degli Scisti Policromi della Serie Toscana. Tutto successivamente fu ricoperto dagli Scisti della Val Lavagna. E’ l’era delle Turbiditi (frane sottomarine), chiamate anche flysch, che possono avere matrice arenacea o carbonatica (chiamati Flyschs ad Elmintoidi per la presenza delle tracce di organismi marini chiamati emintoidi ). Il significato di questi depositi è da attribuire allo smantellamento delle neo-catene alpina e appenninica, durante il Paleogene (65-26 M.A.).
Nel Golfo di La Spezia sono rappresentate rispettivamente da: Formazioni del Macigno, per quanto riguarda la Serie Toscana,ben visibile lungo le 5 Terre;
Arenarie del Monte Gottero (Dominio Ligure esterno) e Formazione della Val Lavagna (Dominio Ligure interno), nella Serie Ligure.
L’Italia era ancora quasi interamente coperta dal mare ed il clima era caldo. Alla fine dell’Era Cenozoica, nel Neogene, il territorio spezzino era ormai completamente emerso. In seguito agli sconvolgimenti tettonici derivanti dall’Orogenesi Alpina e Appenninica, le coperture mesozoiche della Serie Toscana si scollarono e sovrascorsero sulla loro stessa base triassica, mentre la Serie Ligure a sua volta sovrascorse sulla Serie Toscana. Il Quaternario (1,8-0,01 MA fa) è segnato dal sollevamento delle Catene Occidentale e Orientale e dalle evoluzioni dei rapporti tra i bacini dei fiumi Vara e Magra. In particolare è da segnalare che all’inizio del Pliocene questi scorrevano parallelamente (il Vara sfociava nell’attuale golfo!), poi il sollevamento delle Alpi Apuane (ca. 20 M.A. fa), deviò il Fiume Magra che divenne affluente del Vara. Infine nell’Olocene (10.000 anni fa), con il sollevamento dell’arco retrostante la città il Vara ed il Magra si unirono per sfociare in località Bocca di Magra dopo aver attraversato la piana di Sarzana. Il clima era piuttosto variabile alternando per ben quattro volte epoche fredde e calde, associate ogni volta ad altrettante variazioni di flora e fauna. Anche il golfo spezzino fu investito da questi cambiamenti e quindi fino all’ultima glaciazione (Wurm) che è terminata ca. 10.000 anni fa, si alternarono ospiti di clima caldo come elefanti, rinoceronti, ippopotami, pantere, tigri a denti di sciabola, antilopi, ad ospiti di ambiente freddo come l’Ursus Spelaeus (orso delle caverne), l’arvicola delle nevi, la marmotta, il camoscio, lo stambecco, il cervo, il capriolo, il cinghiale, la lepre, la volpe, il gatto selvatico, la jena e molti altri.